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Il Papa, 'la morte non è la fine di tutto, ma un nuovo inizio'

2025-04-22     IDOPRESS

"La morte non è la fine

di tutto,ma l'inizio di qualcosa. È un nuovo inizio,come

evidenzia saggiamente il titolo,perché la vita eterna,che chi

ama già sperimenta sulla terra dentro le occupazioni di ogni

giorno,è iniziare qualcosa che non finirà. Ed è proprio per

questo motivo che è un inizio 'nuovo',perché vivremo qualcosa

che mai abbiamo vissuto pienamente: l'eternità". E' la

"consolante certezza" espressa da papa Francesco in un testo

inedito che esce all'indomani della sua morte,la prefazione al

libro del cardinale Angelo Scola,"Nell'attesa di un nuovo

inizio. Riflessioni sulla vecchiaia",pubblicato dalla Lev

(Libreria Editrice Vaticana).


Francesco dice di aver "letto con emozione queste pagine

uscite dal pensiero e dall'affetto di Angelo Scola,caro

fratello nell'episcopato e persona che ha rivestito servizi

delicati nella Chiesa,ad esempio nell'essere stato rettore

della Pontificia Università Lateranense,in seguito patriarca di

Venezia e arcivescovo di Milano". "Già nella scelta della parola

con cui si auto-definisce,'vecchio',trovo una consonanza con

l'autore",scrive ancora del card. Scola,che tra l'altro fu il

suo 'rivale' nel Conclave del 2013,quello della propria

elezione a Papa.


"Sì,non dobbiamo aver paura della vecchiaia - prosegue nella

prefazione all'agile volumetto (70 pagine) in libreria da

giovedì -,non dobbiamo temere di abbracciare il diventare

vecchi,perché la vita è la vita ed edulcorare la realtà

significa tradire la verità delle cose". Secondo il Pontefice

scomparso,"restituire fierezza a un termine troppo spesso

considerato malsano è un gesto di cui esser grati al cardinale

Scola". "Perché dire 'vecchio' non vuol dire 'da buttare',come

talvolta una degradata cultura dello scarto porta a pensare.


Dire vecchio,invece,significa dire esperienza,saggezza,

sapienza,discernimento,ponderatezza,ascolto,lentezza… Valori

di cui abbiamo estremamente bisogno!",aggiunge.


"È vero,si diventa vecchi,ma non è questo il problema -

osserva Bergoglio -: il problema è come si diventa vecchi. Se si

vive questo tempo della vita come una grazia,e non con

risentimento; se si accoglie il tempo (anche lungo) in cui

sperimentiamo forze ridotte,la fatica del corpo che aumenta,i

riflessi non più uguali a quelli della nostra giovinezza,con un

senso di gratitudine e di riconoscenza,ebbene,anche la

vecchiaia diventa un'età della vita,come ci ha insegnato Romano

Guardini,davvero feconda e che può irradiare del bene".


Il Papa rileva come Scola evidenzi "il valore,umano e

sociale,dei nonni. Più volte ho sottolineato come il ruolo dei

nonni sia di fondamentale importanza per lo sviluppo equilibrato

dei giovani,e in definitiva per una società più pacifica.


Perché il loro esempio,la loro parola,la loro saggezza possono

instillare nei più giovani uno sguardo lungo,la memoria del

passato e l'ancoraggio a valori che perdurano". "Dentro la

frenesia delle nostre società,spesso votate all'effimero e al

gusto malsano dell'apparire,la sapienza dei nonni diventa un

faro che brilla,rischiara l'incertezza e dà la direzione ai

nipoti che possono trarre dalla loro esperienza un 'di più'

rispetto al proprio vivere quotidiano",sottolinea.


Inoltre,le parole che l'autore "dedica al tema della

sofferenza,che spesso si instaura nel diventare vecchi,e di

conseguenza alla morte,sono gemme preziose di fede e di

speranza". E "proprio la conclusione di queste pagine di Angelo

Scola,che sono una confessione a cuore aperto di come egli si

stia preparando all'incontro finale con Gesù". "Con queste

pagine tra le mani - conclude Francesco - vorrei idealmente

compiere di nuovo lo stesso gesto che feci appena indossato

l'abito bianco da Papa,nella Cappella Sistina: abbracciare con

grande stima e affetto il fratello Angelo,ora,entrambi più

vecchi di quel giorno di marzo del 2013. Ma sempre accumunati

dalla gratitudine verso questo Dio amoroso che ci offre vita e

speranza in qualunque età del nostro vivere".


Il testo è datato "Città del Vaticano,7 febbraio 2025",cioè

una settimana prima del ricovero del Papa al Policlinico

Gemelli.


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