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Blitz contro una organizzazione jihadista, a capo una donna

2024-12-25     IDOPRESS

Si sono radicalizzati inneggiando

alla Jihad islamica senza frequentare moschee o altri luoghi di

preghiera fisici,ma attraverso propaganda online,in

particolare nei lunghi mesi di solitudine del Covid davanti agli

schermi di pc e cellulari. Così cinque giovanissimi,uno anche

minorenne,hanno formato una associazione terroristica

denominata "Da'Wa Italia",cioè "Chiamata alle armi Italia". A

capo una ragazza,ventenne di origine pachistana residente a

Bologna. A sgominare la banda un blitz del Ros dei carabinieri

che alla vigilia di Natale ha eseguito un'ordinanza di custodia

cautelare nei confronti degli indagati residenti a Bologna,

Spoleto,Monfalcone e Milano.


Il provvedimento è stato emesso dal gip del Tribunale di

Bologna su richiesta della Procura bolognese,Dipartimento

antiterrorismo,che ha diretto l'indagine - partita a settembre

2023 - con il coordinamento della Procura nazionale antimafia e

antiterrorismo. I cinque sono ritenuti,a vario titolo,

responsabili di avere costituito ovvero fatto parte di

un'associazione terroristica dedita alla promozione,al

consolidamento e al rafforzamento delle formazioni terroristiche

"Al Qaeda" e "Stato Islamico".


I cinque indagati,di cui quattro sono finiti in carcere

mentre un quinto ha lasciato il Paese per il Corno d'Africa al

momento di esecuzione del provvedimento,sono tutti under 30,

uno minore. Secondo quanto emerso,nessuno di loro proveniva da

famiglie con particolari difficoltà economiche o disagio

sociale. Tutti erano ben inseriti nel tessuto sociale delle loro

città. Tra gli elementi insoliti il fatto che a guidarli ci

fosse una ragazza. Una ventenne di origine pachistana,residente

a Bologna,iscritta a un istituto superiore ma senza aver

completato gli studi. La giovane si sarebbe radicalizzata online

durante il Covid. Per lei gli inquirenti evidenziano il

"particolare attivismo" e "l'incessante opera di proselitismo".


Fin da subito ha coinvolto un'altra ragazza di origine

algerina cresciuta e residente a Spoleto,insieme alla quale

avrebbe formato il gruppo di propaganda "Da'wa". Poi avrebbe

tirato dentro suo fratello,minore. Oltre a loro facevano parte

del gruppo un giovane di origine turca che abitava a Monfalcone

e un ragazzo di origine marocchina cresciuto a Milano,

radicalizzato al punto che risulta già partito per unirsi alle

milizie jihadiste Corno d'Africa.


Per il 27 dicembre a Bologna sono fissati gli interrogatori

di garanzia di due dei cinque arrestati. Tra questi la giovane

residente a Bologna,difesa dall'avvocato Simone Romano.


Le indagini proseguono: i pc e gli altri dispositivi

sequestrati a casa dei ragazzi aiuteranno gli investigatori a

capire quali connessioni avessero a livello italiano ed europeo.


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